Linfedema.
Il linfedema è un accumulo di linfa a livello dell’arto, una complicanza dell’intervento chirurgico che statisticamente compare nella misura del 16,6% delle pazienti, il 50% entro i primi due anni, il 20% entro i cinque anni ed oltre, a distanza anche di molti anni dall’intervento di tumore al seno.
Se viene eseguita la sola biopsia del linfonodo sentinella con asportazione al massimo di tre linfonodi il rischio è basso, circa un 3-4 %. Con dissezione ascellare il rischio di sviluppare linfedema è di circa il 20-25%. Il numero dei linfonodi asportati ha un peso sull’incidenza della patologia (si calcola 1% per ogni linfonodo).
La debilitante situazione di linfedema in genere tende a diventare cronica.
Perché alcune pazienti sviluppano linfedema ed altre no?
E’ necessario considerare due fattori:
1 – il danno subito dal sistema linfatico. I fattori di rischio per sviluppare il linfedema sono:
a)il tipo di intervento: mastectomia / quadrantectomia
b) necessità della dissezione ascellare/ asportazione di alcuni linfonodi
c)numero dei linfonodi asportati
d) radioterapia
e) non svolgimento di idonea attività fisica (evidenziamo questo aspetto perché è l’unico nel quale la donna è protagonista)
f) sieroma postoperatorio
2 – la predisposizione individuale. In seguito alla lesione delle vie linfatiche relativa all’intervento chirurgico, la linfa in modo spontaneo si dirige verso vie linfatiche alternative compensando il danno subito. Se le vie alternative però sono scarse, il flusso non scorre in maniera adeguata e si forma il linfedema.
E’ possibile prevenire l’insorgenza del linfedema?
I consigli di comportamento forniti dal fisioterapista e che qui riassumiamo devono essere attuati in maniera costante e permanente, ben integrati nel proprio contesto personale per cui si può può realizzare una reale e duratura educazione terapeutica.
- Evita eccessive fonti di calore, bagni caldi ed esposizione diretta al sole che è possibile dopo un mese dall’intervento ma non sulla ferita, utilizzando creme a protezione totale
- Evita tagli e ferite( animali domestici, giardinaggio)e proteggiti dalle punture d’insetto. Se dovesse capitare disinfetta immediatamente la ferita, in caso di pelle molto arrossata o di gonfiore eccessivo contatta il medico di base
- In caso di flebo, iniezioni, terapie endovenose, vaccini, utilizza il braccio non interessato dall’intervento.
- Evita compressioni: non misurare la pressione sul braccio del lato del seno operato, non indossare indumenti troppo stretti, soprattutto il reggiseno, non portare la borsa a tracolla da quel lato e non appoggiare la borsa della spesa da quella parte
- Evita lavori pesanti e ripetitivi e non sollevare eccessivi carichi
- Per il primo mese dall’intervento evita deodoranti su base alcolica e la depilazione. Dopo questo periodo utilizza di preferenza il rasoio elettrico
- Se puoi non dormire sul lato del braccio operato e durante il giorno cambia spesso la posizione del braccio cercando di tenerlo in movimento
- Esegui con regolarità gli esercizi specifici e, dopo i pareri del chirurgo e dell’oncologo, inizia o riprendi l’attività motoria corretta ed idonea a te più congeniale( ginnastica posturale, Nordic Walking, ginnastica in acqua…) Ricorda che l’attività motoria costante e corretta agisce come un farmaco per prevenire la comparsa di recidive della malattia.
- Mantieni una dieta sana, evita di ingrassare ed eventualmente ricorri al servizio dietista per la consulenza nutrizionale gratuita.
Le sperimentazioni con farmaci e trattamenti fisici in assenza di linfedema si sono rivelati inutili e qualche volta dannosi: se il linfedema non è comparso significa che le vie alternative compensano il danno subito.
Per una diagnosi precoce è invece fondamentale che la donna nel periodo post intervento al tumore al seno tenga conto di sensazioni e manifestazioni così sfumate da essere riconoscibili solo in prima persona:
- registrare anche la più lieve sensazione di gonfiore, tensione al braccio, al gomito, alla mano
- osservare se si forma un edema anche molto modesto e transitorio
- guardare nella mano e nell’avambraccio il reticolo venoso superficiale e confrontarlo con quello dell’altro arto
- osservare le nocche ed i tendini della mano e sentire se la pelle è più tesa e meno elastica
- percepire se si fa una leggera fatica a chiudere il pugno o se il pollice ha maggiori difficoltà a raggiungere il mignolo rispetto all’altra mano
- osservare allo specchio la mano di taglio e vedere se ha un profilo leggermente più gonfio rispetto a quello dell’altra mano
- Piegare il gomito davanti allo specchio ed osservare se il profilo è più arrotondato e il muscolo bicipite meno evidente
I comportamenti corretti,la diagnosi precoce, il trattamento precoce migliorano sensibilmente la possibilità di tenere meglio sotto controllo il linfedema ma un trattamento precocissimo riesce nella stragrande maggioranza dei casi a far regredire completamente questa complicanza.
Cosa fare allora?
Secondo noi, subito dopo l’intervento, lo specialista deve insegnare alla paziente l’automonitoraggio descritto, le regole di comportamento e gli esercizi specifici da fare con regolarità.
Poiché spesso le misure del braccio e della mano non subiscono subito variazioni, è necessario programmare una visita fisiatrica alla scadenza del primo mese dall’intervento ed in seguito ogni 3-4 mesi per i primi due anni.
Il fisiatra:
- individua il profilo di rischio relativo al danno subito
- individua la presenza di fattori di rischio personali attraverso l’ascolto dell’automonitoraggio, l’esame dei segni clinici precoci e, a sua discrezione, l’utilizzo di vari possibili esami diagnostici quali:
- l’ecografia dei tessuti sottocutanei per verificare l’eventuale aumento di spessore del derma
- l’ecocolor doppler venoso dinamico per escludere compressioni venose
- l’analisi bioimpedenziometrica, per misurare il volume dei fluidi presenti nel corpo, può dare indicazioni sulla comparsa del linfedema anche con 4-6- mesi di anticipo
- la linfofluoroscopia con verde indocianina per monitorare la morfologia e la funzionalità del sistema linfatico ed evidenziare le alterazioni del deflusso linfatico prima della comparsa del linfedema
- prescrive i farmaci ed i trattamenti fisici se necessari
Una sorveglianza clinica di questo tipo rispetto al problema linfedema può garantire la presa in carico totale della paziente offrendole il supporto migliore e contemporaneamente realizzare ingenti benefici economici per il Sistema Sanitario Nazionale. Studi scientifici hanno dimostrato che una terapia precocissima consistente nel portare un tutore elastico adeguato per un mese porta , nel 90% dei casi a regressione totale del linfedema!